Favola di città

Essere umani ma anche animali, come il gatto Senza-nome, accompagnano il lettore per i vicoli della città, il cui intricato labirinto induce talvolta a fermarsi per godere di uno scorcio, altre a cercare il passaggio che riporti sulla strada principale. In questa materia, vitale e dinamica, si sviluppa la storia di Pietro. Ne vengono tratteggiate le origini, divise a metà tra la collina di Posillipo e la campagna di quella che fu la Campania felix, e la formazione, segnata dal terremoto del 1980 e dalle prime disillusioni, amorose e politiche. Lo ritroveremo già adulto, un Pubblico Ministero divenuto famoso per le inchieste che gli sono state affidate, nel momento in cui qualcosa si inceppa nella sua esistenza e ne sconvolge la mente obbligandolo a fare i conti con se stesso. Inizia da qui una ricerca che lo porterà ad allontanare i suoi principali affetti e a mettere a repentaglio la propria carriera e che infine lo spingerà a incontrare e a chiedere aiuto a forze soprannaturali. Emergono in questo momento le risorse di una città i cui personaggi assurgono a una dimensione simbolica e atemporale, riproponendo la lotta tra chi amministra il potere con le armi della persuasione, della violenza e della prevaricazione e chi persegue la tortuosa via del bene, tormentandosi e dubitando di sé e di chi gli è più vicino. L’ultima parola spetterà alle voci del Mare e del Vulcano, non semplici elementi coreografici della cartolina di Napoli, ma attenti osservatori, talvolta più partecipi, talvolta più distaccati, delle vicende umane.